Regia: Ryan Murphy
Distribuzione: Sony Pictures
Adattamento, per così dire, “all’acqua di rose” di un romanzo ambizioso, ma che quantomeno, grazie alla prosa sincera dell’autrice Elizabeth Gilbert, qualche corda giusta riusciva pure a toccarla. “Mangia, prega, ama” arriva nelle sale diretto da quel Ryan Murphy che si è fatto apprezzare per la regia della serie televisiva “Nip/ Tuck”: anche quella assai “discutibile” sul piano intellettuale e morale, che sia una coincidenza?
Liz dalla vita ha avuto tutto, eppure non ha niente. E’ in una notte di pioggia quando arriva a questa amara considerazione, e si trova in bagno a piangere. Amori finiti prima ancora di cominciare, un lavoro noioso che non le dà nulla, una vita sempre uguale a se stessa, il dubbio di essersi persa per strada... La notte passa insonne e il giorno dopo Liz decide di partire per un viaggio spirituale alla ricerca delle cose autentiche della vita. Passerà per l’Europa, fermandosi a Roma, per poi ripartire prima per l'India poi per l’Indonesia, dove conoscerà un vecchio guru, e dove incontrerà l’amore della sua vita…
Gli americani talvolta sono bravissimi a banalizzare concetti e problematiche di tipo spirituale. E’ esattamente quello che accade in “Mangia prega ama”, dove il sincero intento di un donna (l’autrice del romanzo autobiografico) di far prendere una direzione diversa alla sua vita, va a scontrarsi con le meccaniche di Hollywood. Dove il dramma si fa commedia; dove un viaggio diventa un enorme spot pubblicitario; e dove le “verità” si rivelano frasi retoriche e prive di peso. Julia Roberts (ormai una divinità in Terra) è bravissima a dar corpo a Liz, ma purtroppo per lei il suo personaggio non evolve. Nel percorso spirituale intrapreso dalla protagonista non c’è evoluzione, non ci sono picchi drammatici, non c’è, in buona sostanza, nulla. Se non la solita commedia americana sentimentale. Perché di questo si tratta, senza girarci troppo intorno: “Mangia prega ama” non è altro che una commedia sentimentale hollywoodiana. Come “Sex and the City”, come “I love Shopping”, come molte altre, insomma. Ed è a quel pubblico che si rivolge. E purtroppo per lei non bastano un paio di location esotiche a renderla “diversa” o più “profonda”. Inoltre, la sterile sceneggiatura si esaurisce in una Roma ritratta in cartolina; in un'India dove il dramma di un guru si rivela un falso; dove insomma tutto è candido, spurio, poco vissuto. Il mondo visto dalla protagonista sembra quello osservato attraverso una vetrina. E l’eccessiva lunghezza della pellicola crea un’attesa snervante per il consueto happy ending dove la Roberts si innamora del bel Javier Bardem tra gli sbadigli del pubblico. Lieto fine, sorrisi, tanta dolcezza, tanto calore… insomma, una vera menzogna.
Diego Altobelli (09/2010)
estratto da http://www.tempimoderni.com/db/dbfilm/film.php?id=2186
Liz dalla vita ha avuto tutto, eppure non ha niente. E’ in una notte di pioggia quando arriva a questa amara considerazione, e si trova in bagno a piangere. Amori finiti prima ancora di cominciare, un lavoro noioso che non le dà nulla, una vita sempre uguale a se stessa, il dubbio di essersi persa per strada... La notte passa insonne e il giorno dopo Liz decide di partire per un viaggio spirituale alla ricerca delle cose autentiche della vita. Passerà per l’Europa, fermandosi a Roma, per poi ripartire prima per l'India poi per l’Indonesia, dove conoscerà un vecchio guru, e dove incontrerà l’amore della sua vita…
Gli americani talvolta sono bravissimi a banalizzare concetti e problematiche di tipo spirituale. E’ esattamente quello che accade in “Mangia prega ama”, dove il sincero intento di un donna (l’autrice del romanzo autobiografico) di far prendere una direzione diversa alla sua vita, va a scontrarsi con le meccaniche di Hollywood. Dove il dramma si fa commedia; dove un viaggio diventa un enorme spot pubblicitario; e dove le “verità” si rivelano frasi retoriche e prive di peso. Julia Roberts (ormai una divinità in Terra) è bravissima a dar corpo a Liz, ma purtroppo per lei il suo personaggio non evolve. Nel percorso spirituale intrapreso dalla protagonista non c’è evoluzione, non ci sono picchi drammatici, non c’è, in buona sostanza, nulla. Se non la solita commedia americana sentimentale. Perché di questo si tratta, senza girarci troppo intorno: “Mangia prega ama” non è altro che una commedia sentimentale hollywoodiana. Come “Sex and the City”, come “I love Shopping”, come molte altre, insomma. Ed è a quel pubblico che si rivolge. E purtroppo per lei non bastano un paio di location esotiche a renderla “diversa” o più “profonda”. Inoltre, la sterile sceneggiatura si esaurisce in una Roma ritratta in cartolina; in un'India dove il dramma di un guru si rivela un falso; dove insomma tutto è candido, spurio, poco vissuto. Il mondo visto dalla protagonista sembra quello osservato attraverso una vetrina. E l’eccessiva lunghezza della pellicola crea un’attesa snervante per il consueto happy ending dove la Roberts si innamora del bel Javier Bardem tra gli sbadigli del pubblico. Lieto fine, sorrisi, tanta dolcezza, tanto calore… insomma, una vera menzogna.
Diego Altobelli (09/2010)
estratto da http://www.tempimoderni.com/db/dbfilm/film.php?id=2186
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