Prendete "La vita è meravigliosa" di Frank Capra, mescolatelo a "A Family Man" di Brett Ratner, date al tutto un condimento fantasy, ed eccovi servita l’ultima pellicola della saga di Shrek.
L’amore funziona allo stesso modo in tutte le razze... e anche Shrek sta per scoprirlo. Quando una mattina si sveglia rendendosi conto che le sue giornate sono tutte uguali le une alle altre - fatte di bagni nel fango, cene e pranzi con parenti e "pupi", feste di compleanno con i soliti amici - finisce per desiderare qualcos’altro. Che nella sua lingua significa: tornare ad essere un vero orco anche solo per un giorno. Alla fine dell’ennesima giornata "difficile" Shrek incontra Tremotino, un piccolo mago che esaudisce il suo desiderio.Ma il prezzo che Shrek dovrà pagare è molto alto: un mondo senza di lui! Ed è così che l’orco viene catapultato in una realtà alternativa...
E’ incredibile, a pensarci, come la saga di Shrek abbia avuto un'involuzione creativa così evidente e irrefrenabile. Se il primo episodio si proponeva come alternativa adulta ai classici film d’animazione, reinventando, di fatto, un genere, con i successivi la saga ha mostrato via via sempre più un’anima buonista, tediosa, conservatrice, potremmo dire repubblicana e un po’ bigotta. Tradotto in animazione: meno idee, meno ispirazione, meno audacia, temi triti e ritriti... insomma una mera macchina per far soldi. E questo "Shrek - ...e vissero felici e contenti" non fa eccezioni, dopo il brutto (possiamo dirlo senza paura d’essere smentiti) terzo e stanco episodio. In questo caso, poi, più che per l’affetto che si può provare per il mondo dell’orco verde, si va al cinema per il 3D, qui usato dignitosamente, ma senza slanci particolari.
Insomma, dell’originale guizzo artistico a questo ennesimo capitolo di Shrek non rimane nulla. E anzi si incomincia a provare un po’ di fastidio per questa società americana miniaturizzata in computer grafica e tinta di colori fantasy. I protagonisti sono borghesi e obesi in modo irritante; i cattivi (qui più chiaramente di ispirazione politica, tanto che Tremotino fa dei veri e propri slogan al popolo) sono ricchi, potenti ma senza personalità; i comprimari, malgrado le belle parole d’amicizia, rimangono buffi e senza peso relegati semmai alle sole situazioni comiche.
Shrek questa volta propone un "one man show" che ha il sapore della presunzione. Le giornate dell’orco verde sono tutte uguali, ma alla fine anche lui, nella sua boria, non chiede nulla di più. Viene il dubbio: che sia un modo per ridere della vita e della società di oggi? Può anche darsi, solo che da ridere c’è ben poco. Pinocchio e il Gatto con gli stivali hanno davvero detto tutto.
Diego Altobelli (08/2010)
estratto da http://www.tempimoderni.com/db/dbfilm/film.php?id=2180
L’amore funziona allo stesso modo in tutte le razze... e anche Shrek sta per scoprirlo. Quando una mattina si sveglia rendendosi conto che le sue giornate sono tutte uguali le une alle altre - fatte di bagni nel fango, cene e pranzi con parenti e "pupi", feste di compleanno con i soliti amici - finisce per desiderare qualcos’altro. Che nella sua lingua significa: tornare ad essere un vero orco anche solo per un giorno. Alla fine dell’ennesima giornata "difficile" Shrek incontra Tremotino, un piccolo mago che esaudisce il suo desiderio.Ma il prezzo che Shrek dovrà pagare è molto alto: un mondo senza di lui! Ed è così che l’orco viene catapultato in una realtà alternativa...
E’ incredibile, a pensarci, come la saga di Shrek abbia avuto un'involuzione creativa così evidente e irrefrenabile. Se il primo episodio si proponeva come alternativa adulta ai classici film d’animazione, reinventando, di fatto, un genere, con i successivi la saga ha mostrato via via sempre più un’anima buonista, tediosa, conservatrice, potremmo dire repubblicana e un po’ bigotta. Tradotto in animazione: meno idee, meno ispirazione, meno audacia, temi triti e ritriti... insomma una mera macchina per far soldi. E questo "Shrek - ...e vissero felici e contenti" non fa eccezioni, dopo il brutto (possiamo dirlo senza paura d’essere smentiti) terzo e stanco episodio. In questo caso, poi, più che per l’affetto che si può provare per il mondo dell’orco verde, si va al cinema per il 3D, qui usato dignitosamente, ma senza slanci particolari.
Insomma, dell’originale guizzo artistico a questo ennesimo capitolo di Shrek non rimane nulla. E anzi si incomincia a provare un po’ di fastidio per questa società americana miniaturizzata in computer grafica e tinta di colori fantasy. I protagonisti sono borghesi e obesi in modo irritante; i cattivi (qui più chiaramente di ispirazione politica, tanto che Tremotino fa dei veri e propri slogan al popolo) sono ricchi, potenti ma senza personalità; i comprimari, malgrado le belle parole d’amicizia, rimangono buffi e senza peso relegati semmai alle sole situazioni comiche.
Shrek questa volta propone un "one man show" che ha il sapore della presunzione. Le giornate dell’orco verde sono tutte uguali, ma alla fine anche lui, nella sua boria, non chiede nulla di più. Viene il dubbio: che sia un modo per ridere della vita e della società di oggi? Può anche darsi, solo che da ridere c’è ben poco. Pinocchio e il Gatto con gli stivali hanno davvero detto tutto.
Diego Altobelli (08/2010)
estratto da http://www.tempimoderni.com/db/dbfilm/film.php?id=2180
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