Anno: 2004
Regia: Zhang Yimou
Distribuzione: Eagle Pictures
Dal 475 al 221 a.C. il territorio cinese fu diviso in sette regni: Qin, Zhao, Han, Wei, Yan, Chun, e Qi. Definito come il periodo degli “stati combattenti”, fu un’era fatta di massacri senza pietà e intrighi di ogni genere. Mentre però tutti i regni lottavano per imporre il proprio potere l’uno sugli altri, uno solo, l’impero dei Qin, guidato da un uomo descritto come uno spietato e brutale tiranno, lottava seguendo un sogno, una meta: l’unificazione della Cina “sotto un solo cielo”…
In questo momento storico fatto di distruzioni, ma anche di grande fioritura culturale (solo nel 472 a.C. moriva Confucio, dando vita al sistema morale noto come Confucianesimo), si alternano le vicende, in precario equilibrio tra verità e leggenda, di Senza Nome uno spadaccino viaggiatore che, dopo aver ucciso tre tra i più feroci persecutori del Re, ottiene di essere ricevuto a Palazzo per raccontare la sua storia al cospetto dell’Imperatore. Indicando le armi dei suoi assassinati come prova del suo successo, Senza Nome ottiene oro, terre e, soprattutto, la possibilità di avvicinarsi al Re di dieci passi in più per ogni combattimento vinto. Un onore riservato a nessun altro prima d’ora. Arrivato a dieci passi dall’imperatore, però, quest’ultimo gli intima di fermare il suo racconto: la storia narrata da Senza Nome fino a quel momento ha più di una lacuna. Il Re allora dà la sua versione dei fatti, spiazzando il giovane eroe…
La simmetria come meta culturale, come simbolo di una cultura pericolosamente in equilibrio tra la grandiosità della sua terra e un potere difficilmente gestibile. Un potere troppo grande, quello della Cina, per durare a lungo: giusto il tempo di un racconto, sorseggiando un thè con l’Imperatore. Zhang Yimou (regista del premiato “Lanterne rosse”, ma anche dello straordinario racconto di formazione “Non uno di meno”) è il primo della classe in un film fatto solo di prime donne: tutti artisti famosi e premiati sia in patria, la Cina, sia all’estero, dal vecchio continente fino a Hollywood. La fotografia, la scenografia e naturalmente la regia rasentano la perfezione, accompagnati da una recitazione non essenziale, ma sostanziale. E se i meravigliosi combattimenti, in una storia fatta di echi lontanissimi e visionari, sono il riflesso dei cinque elementi naturali descritti dal Confucianesimo, la vicenda pare strizzare ambiguamente l’occhio al nostro periodo storico: l’unificazione “sotto un solo cielo”, sprovvisto però, adesso come ai tempi dei Qin, di un vero eroe…
Diego Altobelli (10/2004)
estratto da http://www.tempimoderni.com/db/dbfilm/film.php?id=1020
Regia: Zhang Yimou
Distribuzione: Eagle Pictures
Dal 475 al 221 a.C. il territorio cinese fu diviso in sette regni: Qin, Zhao, Han, Wei, Yan, Chun, e Qi. Definito come il periodo degli “stati combattenti”, fu un’era fatta di massacri senza pietà e intrighi di ogni genere. Mentre però tutti i regni lottavano per imporre il proprio potere l’uno sugli altri, uno solo, l’impero dei Qin, guidato da un uomo descritto come uno spietato e brutale tiranno, lottava seguendo un sogno, una meta: l’unificazione della Cina “sotto un solo cielo”…
In questo momento storico fatto di distruzioni, ma anche di grande fioritura culturale (solo nel 472 a.C. moriva Confucio, dando vita al sistema morale noto come Confucianesimo), si alternano le vicende, in precario equilibrio tra verità e leggenda, di Senza Nome uno spadaccino viaggiatore che, dopo aver ucciso tre tra i più feroci persecutori del Re, ottiene di essere ricevuto a Palazzo per raccontare la sua storia al cospetto dell’Imperatore. Indicando le armi dei suoi assassinati come prova del suo successo, Senza Nome ottiene oro, terre e, soprattutto, la possibilità di avvicinarsi al Re di dieci passi in più per ogni combattimento vinto. Un onore riservato a nessun altro prima d’ora. Arrivato a dieci passi dall’imperatore, però, quest’ultimo gli intima di fermare il suo racconto: la storia narrata da Senza Nome fino a quel momento ha più di una lacuna. Il Re allora dà la sua versione dei fatti, spiazzando il giovane eroe…
La simmetria come meta culturale, come simbolo di una cultura pericolosamente in equilibrio tra la grandiosità della sua terra e un potere difficilmente gestibile. Un potere troppo grande, quello della Cina, per durare a lungo: giusto il tempo di un racconto, sorseggiando un thè con l’Imperatore. Zhang Yimou (regista del premiato “Lanterne rosse”, ma anche dello straordinario racconto di formazione “Non uno di meno”) è il primo della classe in un film fatto solo di prime donne: tutti artisti famosi e premiati sia in patria, la Cina, sia all’estero, dal vecchio continente fino a Hollywood. La fotografia, la scenografia e naturalmente la regia rasentano la perfezione, accompagnati da una recitazione non essenziale, ma sostanziale. E se i meravigliosi combattimenti, in una storia fatta di echi lontanissimi e visionari, sono il riflesso dei cinque elementi naturali descritti dal Confucianesimo, la vicenda pare strizzare ambiguamente l’occhio al nostro periodo storico: l’unificazione “sotto un solo cielo”, sprovvisto però, adesso come ai tempi dei Qin, di un vero eroe…
Diego Altobelli (10/2004)
estratto da http://www.tempimoderni.com/db/dbfilm/film.php?id=1020
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