venerdì 22 giugno 2007

Lemony Snicket - Una serie di sfortunati eventi

Anno: 2005
Regia: Brad Silberling
Distribuito da: United International Pictures

Favole moderne dall'ambientazione gotica: i libri di Lemony Snicket sono diventati ben presto degli oggetti di culto in America, e nel mondo le "sfortunate" vicende degli orfani Beaudelaire sono entrate nel mito letterario giovanile, al pari di testi come Il mago di Oz o Alice nel paese delle meraviglie. In questa prima versione cinematografica ci pensa Brad Silberling (già autore di Casper e Moonlight Mile) a prendere le redini dei primi tre libri di Lemony Snicket e a farne un lungometraggio, sfruttando una regia dedotta dalla "scuola" di Tim Burton.

I giovani ragazzi Beaudelaire sono dotati di straordinario talento e acume intellettuale: Violet, la più grande, è capace di inventare più o meno qualunque cosa con qualunque oggetto; Klaus, il medio, possiede una conoscenza letteraria pressoché sconfinata; e Sunny, la più piccola, ha due incisivi capaci di addentare e staccare qualunque cosa... Un giorno però, i tre si ritrovano orfani: la loro casa è bruciata misteriosamente lasciando solo un briciolo di macerie. Solo quando i ragazzi vengono affidati alle cure del Conte Olaf, scoprono che dietro la morte dei loro genitori si cela un terribile segreto...

Catalizzatore: Lemony Snicket- Una serie di sfortunati eventi rapisce l'attenzione del pubblico e ne cristallizza i ricordi. Nel film il regista Silberling è riuscito a recuperare perfettamente le atmosfere dei libri con la cooperazione del lavoro di fotografia e sceneggiatura che si pongono, insieme alla regia, su ottimi livelli qualitativi. Jim Carrey la fa, ovviamente, da mattatore attingendo a tutta la sua esperienza di caratterista, ma anche i giovanissimi interpreti dei fratelli Beaudelaire non sono da meno e riescono a reggere il confronto con mostri sacri come lo stesso Carrey o Meryl Streep, letteralmente splendida. Lemony Snicket è un film da gustare, vedere e rivedere, nel religioso silenzio della sala.

Diego Altobelli (03/2005)
estratto da www.tempimoderni.com

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