sabato 23 giugno 2007

Io e Beethoven

Anno: 2006
Regia: Agnieszka Holland
Distribuzione: Nexo

Il Cinema rincorre la Musica nata dal genio di Ludwing van Beethoven: lo segue, lo accerchia, lo acchiappa e infine lo lascia andare verso la libertà morale e creativa, la stessa che ha caratterizzato il maestro.

Anna Holts è una copista cui viene affidato, piuttosto fortuitamente, un lavoro importantissimo: affiancare Beethoven nella copiatura degli spartiti per la Nona Sinfonia. L’incontro non è dei più facili, ma tra i due si instaura, a poco a poco, una sintonia e un’affinità elettiva che porterà entrambi ad una nuova consapevolezza di sé.

Agnieszka Holland, nota non a tutti per “Il giardino segreto” e “Europa Europa”, si lancia in questa produzione ambiziosa quanto ammirevole: realizzare una pellicola sugli ultimi anni della vita di Beethoven, fondendo elementi biografici ad altri romanzati: lo stesso personaggio di Anna Holts ad esempio (interpretata dalla bellissima Diane Kruger) è di pura fantasia, ispirato, semmai, a fatti e circostanze citate poi nella pellicola. Regia di maniera quella della Holland, tutta concentrata ad accompagnare le note del maestro con le immagini, a volte tentando scapestrati “rallenty” in stile video clip. E’ però il talento, e una buona dose di esperienza, a salvarla in corner dal precipitare vorticosamente nei campi del cinema sperimentale. Nella scena più importante del film, quella della Nona Sinfonia della durata di quasi dieci minuti, riesce molto bene nel connubio musica/immagine che per tutta la pellicola rimane il leit motiv del suo lavoro. Lucida.

Ed Harris grandioso nei panni di Beethoven: interpretazione eccellente e non semplice che riesce a catturare e appassionare, facendo avvicinare lentamente lo spettatore ai turbamenti interiori vissuti dal musicista: molti dei quali, è bene ricordarlo, dovuti alla sua sordità. Sdoppiamento.

La musica come voce di Dio, la realizzazione di questa come eco delle sue parole. Beethoven amava scherzare molto con oltraggiosi e blasfemi paragoni tra lui e Dio. Odiava la sua incapacità di ascoltare le sue note, le stesse che nelle ultime opere dichiarerà essere rivolte ad epoche future. Ed era libero, primo musicista in assoluto a non avere obblighi verso clero o signori dell’epoca. Tutti questi elementi, e molti altri, emergono nella pellicola della Holland e il suo “Io e Beethoven” risulta così un complesso affresco storico/musicale. Non perfetto, certo, come la musica del maestro, ma con essa condivide il gusto fine per la libertà. Un’immagine sfuggente come una nota su un pentagramma. Discreto.

Diego Altobelli (06/2007)
estratto da www.filmup.com

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