Distribuzione: UIP
Nella sua seconda prova cinematografica Tony Gilroy conferma di essere un regista ambizioso. A volte con esiti eccellenti, come nel caso della finezza registica dimostrata con Michael Clayton, altre volte con esiti meno convincenti, come nel caso di questo Duplicity. In esso il regista si cimenta in un laborioso “doppio salto carpiato” cercando di accontentare sia gli amanti della commedia sofisticata che quelli delle spy story.
Claire Stenwick e Ray Koval, sono due agenti segreti perdutamente innamorati l’uno dell’altra. Col passare del tempo della loro complicata relazione, finiscono per concepire un piano per fare molti soldi alle spalle di due multinazionali di cosmetici. Quindi, da infiltrati e finti avversari i due rubano i progetti per un segretissimo prodotto “rivoluzionario”. Farla franca sarà assai complicato…
Con Duplicity, Julia Roberts e Clive Owen danno vita a un gioco delle parti tanto vorticante quanto imprevedibile. Duettando tra Dubai, Roma, Miami e Cleveland, sorseggiando Margarita e affittando suite in hotel a 5 stelle, i due splendidi agenti segreti si ritrovano incastrati in un intreccio più grande di loro. La soluzione per uscirne? Ironia e tanta classe. Così, assecondando una sceneggiatura che si fonda sul concetto di “duplicità” espresso dal titolo, i due divi alternano registri interpretativi diversi. Prima si odiano, poi si amano, quindi si inseguono, poi si lasciano; mentre le due multinazionali per cui lavorano, guidate dagli immensi Paul Giamatti e Tom Wilkinson, si sfidano all’ultimo “prodotto” escogitando piani improbabili per prendere l’una il sopravvento sull’altra. Tradotto: un andirivieni ad alto tasso alcolico di salti temporali, flash back, colpi di scena, dialoghi contraddittori e déjà vu. Complicatissimo.
Il problema di Duplicity risiede quindi nella sua eccessiva ambizione stilistica. La regia, ancora una volta di gran classe, perisce sotto il peso di una sceneggiatura troppo letteraria, troppo rocambolesca, non adatta insomma a conficcarsi nello sfuggente, ma solo perché basato sull’immediatezza, meccanismo del Cinema.
Di peso importante, Duplicity è un film che dimostra ancora una volta la grande bravura di Tony Gilroy che speriamo di rivedere presto dietro la cinepresa. Questa volta però, appare evidente che l’asta che vuole provare a saltare è posta troppo in alto sui pali della comprensione.
Diego Altobelli (07/2009)
estratto da http://www.moviesushi.it/html/recensione-Duplicity_Il_doppio_avvitamento-1687.html
Claire Stenwick e Ray Koval, sono due agenti segreti perdutamente innamorati l’uno dell’altra. Col passare del tempo della loro complicata relazione, finiscono per concepire un piano per fare molti soldi alle spalle di due multinazionali di cosmetici. Quindi, da infiltrati e finti avversari i due rubano i progetti per un segretissimo prodotto “rivoluzionario”. Farla franca sarà assai complicato…
Con Duplicity, Julia Roberts e Clive Owen danno vita a un gioco delle parti tanto vorticante quanto imprevedibile. Duettando tra Dubai, Roma, Miami e Cleveland, sorseggiando Margarita e affittando suite in hotel a 5 stelle, i due splendidi agenti segreti si ritrovano incastrati in un intreccio più grande di loro. La soluzione per uscirne? Ironia e tanta classe. Così, assecondando una sceneggiatura che si fonda sul concetto di “duplicità” espresso dal titolo, i due divi alternano registri interpretativi diversi. Prima si odiano, poi si amano, quindi si inseguono, poi si lasciano; mentre le due multinazionali per cui lavorano, guidate dagli immensi Paul Giamatti e Tom Wilkinson, si sfidano all’ultimo “prodotto” escogitando piani improbabili per prendere l’una il sopravvento sull’altra. Tradotto: un andirivieni ad alto tasso alcolico di salti temporali, flash back, colpi di scena, dialoghi contraddittori e déjà vu. Complicatissimo.
Il problema di Duplicity risiede quindi nella sua eccessiva ambizione stilistica. La regia, ancora una volta di gran classe, perisce sotto il peso di una sceneggiatura troppo letteraria, troppo rocambolesca, non adatta insomma a conficcarsi nello sfuggente, ma solo perché basato sull’immediatezza, meccanismo del Cinema.
Di peso importante, Duplicity è un film che dimostra ancora una volta la grande bravura di Tony Gilroy che speriamo di rivedere presto dietro la cinepresa. Questa volta però, appare evidente che l’asta che vuole provare a saltare è posta troppo in alto sui pali della comprensione.
Diego Altobelli (07/2009)
estratto da http://www.moviesushi.it/html/recensione-Duplicity_Il_doppio_avvitamento-1687.html
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