Regia: Chris Columbus
Distribuzione: 20th Century Fox
Immaginate di essere a un Varietà quando arriva il momento del comico. Voi siete seduti in prima fila con i popcorn in mano pronti a ridere di gusto alle battute dell’umorista; questo allora sale sul palco, si mette al centro della scena e comincia il suo monologo. Solo che, ogni volta che dice una battuta, nessuno ride. E nemmeno voi! Immaginate allora l’imbarazzo e la delusione. Immaginate il silenzio, qualcuno che tossisce dal fondo della platea, qualche commento a denti stretti che non riuscite a capire, ma che pensate tra voi debbano essere decisamente più interessanti del blaterare di quell’attore fallito. E tutto a un tratto vi chiedete persino chi l’abbia fatto salire sul palco, o che cosa ci facciate voi lì… Siete riusciti a visualizzare la scena? Bene, perché questo è esattamente quello che proverete vedendo Una notte con Beth Cooper.
Denis Cooverman è lo sfigato del liceo. Un solo amico (gay), molti lividi e tante frustrazioni. Una di queste è quella di essere arrivato all’ultimo anno senza essere riuscito a dichiararsi all’amore della sua vita: Beth Cooper. Biondissima, fidanzatissima, virtualmente inarrivabile. Denis allora tenta il tutto per tutto e al discorso della consegna dei diplomi decide di parlare fuori dai denti. Quindi eccolo dichiarare davanti a tutta la scuola l’amore per Beth, ma non si ferma a questo. Visto che si trova, decide di invitare molti altri compagni a fare "outing" confessando anche alcuni loro segretucci. Inseguito dai nuovi nemici che lo vogliono letteralmente morto, Denis riuscirà comunque a passare la notte con il suo amore…
Eppure il regista Chris Columbus è uno di quelli che di esperienza ne hanno da vendere. Regista dei primi due Harry Potter, nonché di Mamma ho perso l’aereo e del relativo seguito, e persino de L’uomo bicentenario. E allora viene da chiedersi come mai il suo Una notte con Beth Cooper sia così noiosamente monocorde. La sceneggiatura annaspa fin da subito, con un incipit che fatica a decollare e dialoghi che malgrado le intenzioni non fanno mai ridere. Il soggetto, tratto dal romanzo I love you Beth Cooper di Larry Doyle (co-autore della sceneggiatura), pare vagare alla ricerca di un’idea, un’intuizione, una scena che si possa definire riuscita, senza raggiungerla mai.
Probabilmente anche gli attori hanno avuto il loro peso nella non riuscita del film. Nel ruolo del protagonista sfigato abbiamo Paul Rust, che vedremo di nuovo in Bastardi senza gloria, magari anche bravino, ma che qui pare scimmiottare il peggior Fantozzi e il più triste dei Woody Allen. La biondina di turno è l’ “eroica” Hayden Panettiere, a cui bisognerebbe dire di non ostinarsi a interpretare ruoli da “bella e impossibile” che proprio non gli riescono. Il resto del cast, infine, si piazza a metà strada tra il dimenticabile e il televisivo. Robetta, insomma.
Le uniche due cose interessanti da rilevare in Una notte con Beth Cooper sono: l’idea romantica alla base del soggetto (che strizza l’occhio agli amori idealizzati che si vivono in pubertà); e la dietrologia storica che si potrebbe fare su questo film. Dagli anni Ottanta a oggi abbiamo visto molte “rivincite dei Nerd” e molti Animal House, ma mentre lì i disadattati del contesto scolastico erano studenti mossi da sani ideali anarchici e rivoluzionari (vedi Belushi), qui (come nel recente Miss Marzo) troviamo liceali isolati da una società che non hanno la forza, né la voglia, di cambiare. Specchio di una generazione di ragazzi smarriti nella loro commiserazione.
Denis Cooverman è lo sfigato del liceo. Un solo amico (gay), molti lividi e tante frustrazioni. Una di queste è quella di essere arrivato all’ultimo anno senza essere riuscito a dichiararsi all’amore della sua vita: Beth Cooper. Biondissima, fidanzatissima, virtualmente inarrivabile. Denis allora tenta il tutto per tutto e al discorso della consegna dei diplomi decide di parlare fuori dai denti. Quindi eccolo dichiarare davanti a tutta la scuola l’amore per Beth, ma non si ferma a questo. Visto che si trova, decide di invitare molti altri compagni a fare "outing" confessando anche alcuni loro segretucci. Inseguito dai nuovi nemici che lo vogliono letteralmente morto, Denis riuscirà comunque a passare la notte con il suo amore…
Eppure il regista Chris Columbus è uno di quelli che di esperienza ne hanno da vendere. Regista dei primi due Harry Potter, nonché di Mamma ho perso l’aereo e del relativo seguito, e persino de L’uomo bicentenario. E allora viene da chiedersi come mai il suo Una notte con Beth Cooper sia così noiosamente monocorde. La sceneggiatura annaspa fin da subito, con un incipit che fatica a decollare e dialoghi che malgrado le intenzioni non fanno mai ridere. Il soggetto, tratto dal romanzo I love you Beth Cooper di Larry Doyle (co-autore della sceneggiatura), pare vagare alla ricerca di un’idea, un’intuizione, una scena che si possa definire riuscita, senza raggiungerla mai.
Probabilmente anche gli attori hanno avuto il loro peso nella non riuscita del film. Nel ruolo del protagonista sfigato abbiamo Paul Rust, che vedremo di nuovo in Bastardi senza gloria, magari anche bravino, ma che qui pare scimmiottare il peggior Fantozzi e il più triste dei Woody Allen. La biondina di turno è l’ “eroica” Hayden Panettiere, a cui bisognerebbe dire di non ostinarsi a interpretare ruoli da “bella e impossibile” che proprio non gli riescono. Il resto del cast, infine, si piazza a metà strada tra il dimenticabile e il televisivo. Robetta, insomma.
Le uniche due cose interessanti da rilevare in Una notte con Beth Cooper sono: l’idea romantica alla base del soggetto (che strizza l’occhio agli amori idealizzati che si vivono in pubertà); e la dietrologia storica che si potrebbe fare su questo film. Dagli anni Ottanta a oggi abbiamo visto molte “rivincite dei Nerd” e molti Animal House, ma mentre lì i disadattati del contesto scolastico erano studenti mossi da sani ideali anarchici e rivoluzionari (vedi Belushi), qui (come nel recente Miss Marzo) troviamo liceali isolati da una società che non hanno la forza, né la voglia, di cambiare. Specchio di una generazione di ragazzi smarriti nella loro commiserazione.
Meditate gente, meditate.
Diego Altobelli (07/2009)
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