Anno: 2006
Regia: Hans Petter Moland
Distribuzione: Lady Film
Pellicola impegnata figlia della ricerca psicologica del regista Hans Petter Molland, che attraverso il Cinema ha saputo sfornare film difficili indirizzati soprattutto ad un pubblico di "rottura". "Beatiful Country" è un road movie che narra il lungo e sofferto viaggio di Binh, un ragazzo vietnamita alla ricerca del suo vero padre americano. Da Saigon fino in Malesia, risalendo a New York, approdando quindi in Texas, dove il suo viaggio termina tra le braccia del padre.
Il film di Molland riesce soprattutto a porre diversi spunti di discussione interessanti.Minuzioso nel raccontare il tragitto del giovane Binh: il regista norvegese descrive con cura le tradizioni vietnamite; i campi di concentramento malesi; il viaggio in nave dei clandestini; fino a focalizzare la vita americana degli immigrati con una regia sempre molto chiara e, potremmo dire, "concentrata sull'obbiettivo". Una buona regia quindi che, unita ad una storia toccante e sentita, riesce a catturare l'attenzione del pubblico, malgrado un ritmo piuttosto lento. Emozionante.L'unica nota negativa che si imputa alla regia riguarda la scelta narrativa di alcuni passaggi.Si avverte la sensazione che non si sia voluto perdere molto tempo nel trovare le soluzioni migliori per risolvere alcuni transiti narrativi nel migliore dei modi, come la fuga da Saigon o lo stesso ritrovamento del genitore scomparso. La resa profuma quindi di ingenuità e finisce per non convincere del tutto.Una regia quindi che decide consapevolmente di rimanere invece più concentrata su alcune, focalizzate, scene, e puntare l'accento su quelle. Poco tattico.
Regia: Hans Petter Moland
Distribuzione: Lady Film
Pellicola impegnata figlia della ricerca psicologica del regista Hans Petter Molland, che attraverso il Cinema ha saputo sfornare film difficili indirizzati soprattutto ad un pubblico di "rottura". "Beatiful Country" è un road movie che narra il lungo e sofferto viaggio di Binh, un ragazzo vietnamita alla ricerca del suo vero padre americano. Da Saigon fino in Malesia, risalendo a New York, approdando quindi in Texas, dove il suo viaggio termina tra le braccia del padre.
Il film di Molland riesce soprattutto a porre diversi spunti di discussione interessanti.Minuzioso nel raccontare il tragitto del giovane Binh: il regista norvegese descrive con cura le tradizioni vietnamite; i campi di concentramento malesi; il viaggio in nave dei clandestini; fino a focalizzare la vita americana degli immigrati con una regia sempre molto chiara e, potremmo dire, "concentrata sull'obbiettivo". Una buona regia quindi che, unita ad una storia toccante e sentita, riesce a catturare l'attenzione del pubblico, malgrado un ritmo piuttosto lento. Emozionante.L'unica nota negativa che si imputa alla regia riguarda la scelta narrativa di alcuni passaggi.Si avverte la sensazione che non si sia voluto perdere molto tempo nel trovare le soluzioni migliori per risolvere alcuni transiti narrativi nel migliore dei modi, come la fuga da Saigon o lo stesso ritrovamento del genitore scomparso. La resa profuma quindi di ingenuità e finisce per non convincere del tutto.Una regia quindi che decide consapevolmente di rimanere invece più concentrata su alcune, focalizzate, scene, e puntare l'accento su quelle. Poco tattico.
La recitazione del giovane Binh, interpretato da Damien Nguyen, appare molto profonda e in sintonia con la storia e l'atmosfera generale del film: se non fosse affiancato da due grandi attori quali Tim Roth e Nick Nolte, sarebbe lui il migliore della pellicola. Soprattutto con quest'ultimo non riesce a tenere il confronto: l'incontro con Steve, Nick Nolte appunto, nelle praterie del Texas vale, da solo, il biglietto del film e la lunga attesa narrativa per poterlo vedere apparire sullo schermo. Grandissimo. Oltretutto proprio la parte finale del film è quella riuscita meglio, tanto che il film sembra quasi cambiare rotta e registro, riuscendo persino a commuovere.
"Beatiful country" è un film drammatico per chi è alla ricerca di una bella storia lontana dalla perfezione del grande cinema, ma che a questa si avvicina con una certa fierezza e un certo coraggio. Un film importante anche per le sue analisi storiche e che, con un pizzico di ingenuità, trasmette belle sensazioni.Un film diverso, come del resto "diversa" è la storia che racconta.
Diego Altobelli (06/2006)
estratto da http://filmup.leonardo.it/menodellapolvere.htm
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