Anno: 2009
Regia: Renzo Martinelli
Distribuzione: 01 Distribuzione
Giunge nelle sale cinematografiche il colossal made in Italy Barbarossa per la regia di Renzo Martinelli, già autore de La piazza delle cinque lune e Il mercante di pietre.
Italia, anno del Signore 1158. Il giovane Alberto da Giussano salva la vita all’imperatore Federico I di Hohenstaufen, detto il Barbarossa. Quest’ultimo, in riconoscenza, gli regala un pugnale e così facendo i destini dei due uomini si legano indissolubilmente. Infatti, quando Federico Barbarossa invaderà il nord Italia piegando Milano, spetterà a Alberto riunire le forze delle province e scacciare l’invasore…
A metà strada tra cinema e politica incontriamo questo Barbarossa, sforzo produttivo che vede in Renzo Martinelli prima (con l’omonima casa di produzione) e Rai Cinema poi i loro più significativi rappresentanti. E in effetti, vedendo l’ultima fatica di Martinelli appare evidente che una volta tanto ci troviamo davanti un film che (quantomeno) prova a volare alto, confezionando un prodotto pomposo grazie anche a un cast internazionale. Inoltre, per la prima volta nel bel Paese viene utilizzata la tecnica computerizzata denominata “crowd replication” che serve a moltiplicare le comparse e rendere le scene di massa più convincenti. Il risultato di questa nuova applicazione sta tutta nella battaglia finale, e nella carrellata dall’alto concepita al suo servigio.
Purtroppo però, ancora una volta (e come nei precedenti film di Martinelli) al fianco di una regia senza guizzi (se non alcune inquadrature di taglio più che altro “pubblicitario”) troviamo una sceneggiatura piatta e un ritmo soporifero, troppo, che finisce per annoiare e sacrificare l’intero sforzo produttivo. Ed è un peccato (idee politiche a parte) perché avrebbe fatto piacere a tutti poter gioire di un Braveheart tutto italiano. Invece no. A vedere Barbarossa ci si rende conto presto che le scene sembrano incollate l’una all’altra mancando totalmente di fluidità. I personaggi appaiono fondamentalmente impalpabili, deboli e un po’ erratici. La trama, infine, pur riprendendo abbastanza bene i fatti storici, perde attrito lasciandosi andare in “visioni” e “profezie” (come quelle che ha il personaggio di Kasia Smutniak) che la fanno somigliare a una sorta di Giovanna d’Arco di “bessoniana” memoria, ma al sapore di zafferano.
Regia: Renzo Martinelli
Distribuzione: 01 Distribuzione
Giunge nelle sale cinematografiche il colossal made in Italy Barbarossa per la regia di Renzo Martinelli, già autore de La piazza delle cinque lune e Il mercante di pietre.
Italia, anno del Signore 1158. Il giovane Alberto da Giussano salva la vita all’imperatore Federico I di Hohenstaufen, detto il Barbarossa. Quest’ultimo, in riconoscenza, gli regala un pugnale e così facendo i destini dei due uomini si legano indissolubilmente. Infatti, quando Federico Barbarossa invaderà il nord Italia piegando Milano, spetterà a Alberto riunire le forze delle province e scacciare l’invasore…
A metà strada tra cinema e politica incontriamo questo Barbarossa, sforzo produttivo che vede in Renzo Martinelli prima (con l’omonima casa di produzione) e Rai Cinema poi i loro più significativi rappresentanti. E in effetti, vedendo l’ultima fatica di Martinelli appare evidente che una volta tanto ci troviamo davanti un film che (quantomeno) prova a volare alto, confezionando un prodotto pomposo grazie anche a un cast internazionale. Inoltre, per la prima volta nel bel Paese viene utilizzata la tecnica computerizzata denominata “crowd replication” che serve a moltiplicare le comparse e rendere le scene di massa più convincenti. Il risultato di questa nuova applicazione sta tutta nella battaglia finale, e nella carrellata dall’alto concepita al suo servigio.
Purtroppo però, ancora una volta (e come nei precedenti film di Martinelli) al fianco di una regia senza guizzi (se non alcune inquadrature di taglio più che altro “pubblicitario”) troviamo una sceneggiatura piatta e un ritmo soporifero, troppo, che finisce per annoiare e sacrificare l’intero sforzo produttivo. Ed è un peccato (idee politiche a parte) perché avrebbe fatto piacere a tutti poter gioire di un Braveheart tutto italiano. Invece no. A vedere Barbarossa ci si rende conto presto che le scene sembrano incollate l’una all’altra mancando totalmente di fluidità. I personaggi appaiono fondamentalmente impalpabili, deboli e un po’ erratici. La trama, infine, pur riprendendo abbastanza bene i fatti storici, perde attrito lasciandosi andare in “visioni” e “profezie” (come quelle che ha il personaggio di Kasia Smutniak) che la fanno somigliare a una sorta di Giovanna d’Arco di “bessoniana” memoria, ma al sapore di zafferano.
Sufficiente invece il fronte interpretativo. Tutto sommato stiamo parlando di Rutger Hauer e F. Murray Abraham che non sono affatto due sprovveduti. Brava anche la Smutniak. Più debole (nemmeno a dirlo) l’Alberto da Giussano interpretato da Raz Degan, ma forse solo a causa del personaggio che appare sviluppato male e troppo in fretta.
Ancora una volta Martinelli si avvicina al bersaglio, ma non lo colpisce. Barbarossa è un film didascalico e senza presa. Senza molto altro da dire, purtroppo, a suo riguardo. E pur credendo nella buona fede del messaggio universale di libertà che esso vuole lanciare, non si può nascondere la sensazione di aver avuto a che fare con un film vagamente propagandistico. Ovvio, così non è, ma a pensarci vengono comunque i brividi.
Diego Altobelli (09/2009)
estratto da http://www.moviesushi.it/html/recensione-Barbarossa_Un_film_duro_da_digerire-3329.html
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