martedì 27 ottobre 2009

Motel Woodstock

Anno: 2009
Regia: Ang Lee
Distribuzione: Bim

Il Leone d’Oro Ang Lee, insieme al collaboratore di sempre James Schamus, sceneggia e dirige Motel Woodstock. Tratto dall’omonimo romanzo biografico, il film narra dei Theichberg, una famiglia che, per evitare il fallimento e il relativo pignoramento del proprio Motel, decide di trasformarlo nella “base” organizzativa per un concerto. Saranno “3 giorni di Pace e Musica”…

Storia di un concerto mai visto. Motel Woodstock è in realtà la storia di una famiglia, di un'unione, di un'utopia. Ang Lee, nel narrarne gli aspetti e contestualizzarli nel periodo sessantottino di Woodstock, opta per la commedia e il racconto “da viaggio”. C’è tutto: la necessità iniziale di rimboccarsi le maniche e i preparativi; la partenza; la scoperta del tragitto; la meta e la trasformazione. E in questo particolare on the road (dal Motel al palco, andata e ritorno) il giovane protagonista Eliot (un promettente Demetri Martin) cresce e trova il modo di diventare ciò che vuole essere. Lo scontro generazionale e il conseguente confronto con i genitori è inevitabile (magnifica la battuta del padre che alla domanda del figlio su perché abbia sposato la madre risponde: “Ovvio, perché la amo”), così come la scoperta di un mondo nuovo e “allucinante”, ma non per questo cattivo. Anzi. Tutte le scoperte di Eliot (non ultime quelle sessuali) vengono affrontate con occhio disincantato e distante. E alla fine proprio del concerto di Woodstock (pur non vedendolo mai), in qualche modo, si capisce cio' che esso ha rappresentato per il regista. Un viaggio di crescita universale e irrinunciabile che nel bene e nel male (come il viaggio sulla Luna, citato nel film) ha segnato la storia.

Ottimi gli interpreti come il già citato protagonista Demetri Martin, la madre Imelda Staunton e Henry Goodman nel ruolo del padre. Sempre incredibili invece Emile Hirsch (Into the wild) e Liev Schreiber (X-men: le origini - Wolverine).

Ang Lee ci regala con Motel Woodstock una commedia disincanta e non banale, in cui la prima parte risulta più fluida della seconda, invece più sotto tono. Ma si sa, in un viaggio, l’andata è sempre meglio del ritorno.

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Diego Altobelli (10/2009)
estratto da http://www.tempimoderni.com/db/dbfilm/film.php?id=2107

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