martedì 27 ottobre 2009

District 9

Anno: 2009
Regia: Neill Blomkamp
Distribuzione: Sony Pictures

Terra, 1980. In un passato alternativo, un’astronave aliena si è fermata sopra Johannesburg, in Sud Africa. Quando le forze di difesa terrestri sono salite a bordo per capire chi fossero i visitatori, hanno trovato qualche migliaio di esseri denutriti e incapaci di sostenersi. Ben presto si è deciso di "aiutare" gli alieni segregandoli in una baraccopoli denominata Distretto 9. Vent’anni dopo gli alieni (nel frattempo soprannominati “gamberoni” per la somiglianza con i crostacei marini) sono ancora lì, nel fantomatico Distretto 9. Quando una squadra scelta viene inviata per spostare i profughi in un nuovo centro di accoglienza (una tendopoli), il capo della spedizione contrae un virus che lo inizia a una mutazione genetica. Sarà il caos…

Dispiace sempre quando si va al cinema con grandi aspettative e si esce delusi come in questo caso. District 9, prodotto e presentato niente meno che da Peter Jackson non è altro che un’occasione mancata. Un film che poteva aspirare a essere nuovo punto di riferimento del genere, e che invece finisce per delirare in uno spara e fuggi degno di un B-movie alla Steven Seagal.

Un ibrido. È questo quello a cui si pensa quando finisce la visione di District 9. Infatti, la regia di Neil Blomkamp, alla sua prima esperienza in un lungometraggio, fonde varie… cose. E non sempre in modo felice o efficace. Dalla pubblicità, ai videogiochi, al cinema di genere. Non è un caso, forse, che proprio Blomkamp si sia fatto conoscere nell’ambiente grazie alla pubblicità di Halo (stranoto videogame per console). È così che quello che sembra inizialmente come un suggestivo racconto girato con lo stile del documentario (sì, pure il documentario) di un fatto mai avvenuto, ma pieno di valenze simboliche razziali (la chiusura in una baraccopoli di un gruppo di immigrati), si trasforma prima in un dramma sentimentale e poi in un shoot’em up - come viene detto in gergo - con tanto di super tuta tecnologica che spara raggi a destra e a sinistra spargendo un mare di sangue sullo schermo.

Un bluff. Questa è invece la seconda cosa che si pensa tornando a casa. Un film che tradisce le intenzioni iniziali a favore dell'azione spicciola e, una volta di più, fondamentalmente inutile. Oltretutto, se pensiamo che dal punto di vista recitativo abbiamo a che fare con uno dei protagonisti più fuori parte della storia del Cinema, il giudizio è presto dato.

Peccato, insomma, ma anche no. E ora: rimettete Incontri ravvicinati del terzo tipo… grazie.

Diego Altobelli (09/2009)
estratto da http://www.moviesushi.it/html/recensione-District_9_Come_guardare_i_gamberoni_con_occhi_diversi-3162.html

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